Quando si parla di transizione energetica, l’attenzione si concentra spesso sulla riduzione delle emissioni di CO₂. Ma limitarsi a questo indicatore rischia di dare un’immagine parziale del cambiamento in corso. Per misurare in modo completo i benefici – e le criticità – del percorso verso un sistema a basse emissioni, è necessario un approccio più ampio, che abbracci l’intero ciclo di vita delle tecnologie.
A sottolinearlo è RSE – Ricerca sul Sistema Energetico, che ha pubblicato una nuova monografia basata su oltre vent’anni di esperienza nell’applicazione della Life Cycle Assessment (LCA) al settore elettrico.
Perché l’LCA è così importante?
La Life Cycle Assessment è una metodologia internazionale che consente di valutare in maniera scientifica e standardizzata gli impatti ambientali di un prodotto o servizio, analizzandone tutte le fasi: dall’estrazione delle materie prime fino allo smaltimento finale. Un approccio “dalla culla alla tomba”, in grado di restituire una fotografia reale dei costi ambientali e dei benefici complessivi.
Come ha spiegato Pierpaolo Girardi, responsabile del gruppo “Analisi ciclo di vita” di RSE, le evidenze scientifiche dimostrano che le principali tecnologie della transizione – dalle auto elettriche ai pannelli fotovoltaici – garantiscono benefici ambientali netti lungo l’intero arco della loro esistenza, non solo in termini di riduzione delle emissioni climalteranti.
L’orizzonte 2030 del sistema elettrico italiano
Uno dei focus principali dello studio riguarda il settore elettrico. Secondo il PNIEC 2024, al 2030 l’Italia dovrà coprire con fonti rinnovabili il 63,4% dei consumi elettrici (pari a circa 237 TWh), con una potenza installata di 131 GW.
Le analisi di RSE mostrano che il raggiungimento di questo obiettivo porterebbe a una riduzione del 55% delle emissioni di gas serra per kWh consumato rispetto al 2021. Ma i vantaggi non si fermano alla CO₂: la modellazione LCA evidenzia miglioramenti superiori al 50% in quasi tutte le categorie ambientali considerate, dalla riduzione delle polveri sottili all’eutrofizzazione delle acque, fino al consumo di combustibili fossili.
L’unica voce in controtendenza è il consumo di risorse minerarie e metalliche, che secondo le proiezioni crescerà del 127% entro il 2030, soprattutto a causa della produzione di moduli fotovoltaici e della richiesta di metalli come rame, argento e oro.
Trasporti: i veri vantaggi della mobilità elettrica
Il capitolo dedicato ai trasporti mette in luce un punto cruciale: non basta confrontare le emissioni dirette di un veicolo elettrico con quelle di un mezzo tradizionale. È necessario considerare l’intero ciclo di vita, dalla produzione delle batterie al loro smaltimento.
I risultati parlano chiaro: monopattini, e-bike, cargobike e autobus elettrici risultano le soluzioni più sostenibili per la mobilità urbana. Spostarsi da un’auto diesel privata a un bus elettrico, ad esempio, riduce le emissioni del 84%.
Anche auto e van elettrici offrono vantaggi significativi in termini di CO₂ evitata, ma presentano un trade-off rilevante: l’elevato consumo di risorse minerarie nella fase di produzione, che può essere fino a quattro volte superiore a quello di un mezzo diesel.
Sistemi di accumulo: il nodo delle batterie
Con l’espansione di eolico e fotovoltaico, i sistemi di accumulo diventano indispensabili per garantire flessibilità e stabilità alla rete. Oggi la tecnologia più diffusa è quella delle batterie al litio, sulle quali RSE ha condotto un’analisi comparativa con le emergenti batterie al sodio.
Lo studio rivela che la produzione delle celle rappresenta la fase più impattante in termini di emissioni. Tuttavia, grazie al mix elettrico italiano – già ricco di rinnovabili – le batterie agli ioni di litio prodotte in Italia hanno un’impronta climatica inferiore rispetto a quelle realizzate in Paesi con forte dipendenza da carbone, come la Cina.
Il punto critico resta l’uso intensivo di materie prime critiche. In prospettiva, le batterie al sodio potrebbero ridurre questa dipendenza, anche se al momento offrono prestazioni inferiori in termini di densità energetica.
Conclusioni: integrare decarbonizzazione e circolarità
L’analisi di RSE mostra chiaramente che la transizione energetica genera benefici ambientali consistenti, ma porta con sé nuove sfide legate al consumo di risorse minerarie. Per questo diventa essenziale affiancare alle politiche di decarbonizzazione strategie di economia circolare, dal riciclo dei materiali alla progettazione di tecnologie più efficienti.
Solo un approccio olistico – che tenga insieme clima, ambiente, risorse e salute – può garantire una transizione davvero sostenibile e vantaggiosa per il sistema Paese.