Il percorso di recepimento della direttiva europea che ridisegna il mercato elettrico sta introducendo un cambiamento molto atteso nel settore delle rinnovabili. Il nuovo decreto legislativo legato alla 944/2019 (aggiornata dalle più recenti modifiche UE) aprirà la strada a uno strumento che può rivoluzionare la gestione dell’energia: lo scorporo in bolletta dell’energia prodotta e consumata all’interno della stessa zona di mercato.
La misura prevede un approccio differenziato: per le PMI non sono previsti limiti di potenza, mentre le imprese di dimensioni maggiori potranno installare impianti fino a 6 MW. L’entrata in funzione del sistema è stimata per la prima metà del 2026, dopo il completamento dell’iter regolatorio.
Una nuova apertura per chi investe nel solare
Tra le novità più significative introdotte dal decreto c’è la possibilità di considerare come autoconsumata l’energia utilizzata in un punto diverso rispetto al luogo di produzione, purché entrambi ricadano nella stessa area di mercato elettrico.
In altre parole, un’azienda potrà installare un impianto fotovoltaico in un sito diverso dal proprio stabilimento — anche molto distante — e utilizzare l’energia generata come se l’avesse prodotta nel punto di prelievo.
Questa modalità è descritta nello schema di decreto presentato alle Camere come modello “extra-loco” di condivisione dell’energia, in quanto supera il vincolo tradizionale della cabina primaria.
Scorporo in bolletta: come funziona e perché conviene
Il cuore della misura è lo scorporo della quota energia dalla bolletta.
Quando la produzione dell’impianto e il consumo avvengono nello stesso momento, anche se in luoghi diversi, quella parte di energia non sarà più tariffata come prelievo dalla rete.
Resteranno da coprire:
- oneri di sistema
- accise e imposte
- i costi legati all’investimento dell’impianto
Per le aziende questo si traduce in una riduzione immediata dei costi operativi e in una maggiore valorizzazione dell’energia prodotta.
Secondo gli esperti del settore, questa soluzione rappresenta una dimostrazione concreta di come le rinnovabili possano contribuire a ridurre le spese energetiche delle attività produttive, soprattutto nei casi in cui la domanda cresce ma gli spazi per installare nuovi impianti sono limitati.
Le zone di mercato: perché sono decisive
Il meccanismo diventa particolarmente interessante se si considera la struttura del mercato elettrico italiano, suddiviso in sette zone: Nord, Centro-Nord, Centro-Sud, Sud, Calabria, Sicilia e Sardegna.
All’interno di ciascuna area, l’energia viene scambiata senza restrizioni, con prezzi zonali specifici.
Grazie alla nuova norma, un’azienda potrà installare l’impianto in una zona industriale con ampi spazi disponibili e consumare l’energia nel proprio punto vendita o nella sede centrale della stessa area, senza vincoli legati alla cabina primaria.
Un esempio evidente è quello delle strutture ricettive in città come Napoli, spesso prive di superfici idonee sui tetti ma proprietarie di capannoni in zone differenti: ora questi edifici potranno diventare luoghi perfetti per ospitare impianti destinati al proprio autoconsumo.
Il ruolo del fotovoltaico nella riqualificazione degli edifici
Durante gli ultimi confronti del settore sono emersi anche altri strumenti destinati ad accelerare la transizione energetica, tra cui:
- il nuovo Conto Termico 3.0, con incentivi per sostituire impianti obsoleti con pompe di calore abbinate al fotovoltaico
- l’applicazione della Direttiva EPBD (“Case Green”), che richiederà edifici sempre più efficienti e, quando possibile, dotati di impianti solari
Dal 2028 tutti i nuovi edifici pubblici dovranno essere a emissioni zero, mentre gli immobili non residenziali di grandi dimensioni dovranno installare impianti fotovoltaici in occasione di ristrutturazioni rilevanti.
Per sostenere questa evoluzione, è allo studio un fondo di garanzia nazionale destinato a facilitare l’accesso al credito per la realizzazione degli impianti, con il coinvolgimento potenziale di ESCo e Comunità Energetiche.
Installazioni in calo, ma il settore resta solido
Nonostante la crescente necessità di energia rinnovabile, i dati aggiornati mostrano un rallentamento delle nuove installazioni fotovoltaiche in Italia.
Nei primi nove mesi del 2025 sono stati connessi:
- 161.962 nuovi impianti
- per 4.078 MW complessivi
- con una diminuzione del 17% rispetto allo stesso periodo del 2024
La contrazione maggiore riguarda il segmento residenziale, con un calo del 27% della potenza installata.
Al 30 settembre 2025, il totale degli impianti fotovoltaici italiani ha superato quota 2 milioni, per una potenza cumulata di oltre 41 GW. Numeri che confermano la solidità del settore, pur facendo emergere un rallentamento rispetto al boom degli anni precedenti.
Gli operatori restano comunque ottimisti, soprattutto per l’atteso impulso che dovrebbe arrivare dal decreto FER X e dalle misure legate al mercato elettrico europeo.
Uno scenario in trasformazione
L’introduzione dell’autoconsumo a distanza rappresenta una delle innovazioni più rilevanti degli ultimi anni per il fotovoltaico italiano.
Più libertà nella scelta dei siti, maggiore flessibilità per le imprese, riduzione dei costi e nuova linfa per gli investimenti: tutti elementi che potrebbero accelerare la crescita del settore già nei prossimi anni.


