Una nuova tensione geopolitica tra Europa e Cina sta mettendo a dura prova il settore dell’automotive. Al centro del conflitto, una disputa commerciale tra i Paesi Bassi e Nexperia, azienda leader nella produzione di semiconduttori per auto.
Il risultato? Una crisi globale dei chip che minaccia di fermare le linee produttive delle principali case automobilistiche europee.
Un problema che paralizza la produzione
Secondo l’ACEA (Associazione europea dei costruttori di automobili), la carenza di semiconduttori potrebbe provocare una sospensione delle attività produttive nel Vecchio Continente.
I microchip sono ormai il cuore pulsante delle automobili moderne: controllano centraline, sistemi di sicurezza, sensori, dispositivi di bordo e tecnologie di intelligenza artificiale. La loro mancanza, dunque, può bloccare intere catene di montaggio.
Le scorte europee si stanno rapidamente esaurendo, e la causa principale di questa emergenza va ricercata nel conflitto politico-commerciale tra Cina e Olanda.
Dalle fabbriche ai tribunali: come è nata la crisi
Il nodo della questione è Nexperia, società con sede nei Paesi Bassi, nata come divisione della Philips Electronics e poi acquisita nel 2019 dal gruppo cinese Wingtech Technology.
L’azienda olandese produce wafer di silicio, che vengono inviati in Cina per essere trasformati in chip finiti: oltre 110 miliardi di unità all’anno, pari a circa l’8% della produzione mondiale.
Nel 2024 gli Stati Uniti hanno inserito Wingtech nella blacklist commerciale, accusandola di violazioni legate alla sicurezza tecnologica. L’effetto domino è stato immediato: il governo olandese, sotto pressione internazionale, ha bloccato il trasferimento di tecnologie sensibili verso la Cina e ha rimosso l’amministratore delegato di Nexperia, Zhang Xuezhen.
Come risposta, Pechino ha imposto un divieto all’esportazione dei chip prodotti da Nexperia, creando una frattura che ha colpito l’intera filiera europea.
Effetti a catena su Bosch, produttori e fornitori
Le conseguenze non si sono fatte attendere: gruppi come Bosch e decine di aziende dell’indotto stanno fronteggiando una carenza crescente di materiali elettronici.
Molti stabilimenti stanno attingendo alle scorte strategiche, ma le riserve si stanno esaurendo rapidamente.
Secondo ACEA, diverse case automobilistiche stanno già registrando ritardi nelle forniture, con il rischio concreto di fermare temporaneamente le linee di assemblaggio.
“Le nostre aziende stanno segnalando interruzioni nelle consegne e difficoltà nell’approvvigionamento dei componenti essenziali”, ha dichiarato la direttrice generale di ACEA, Sigrid de Vries.
Bruxelles tenta la mediazione: verso un “Chips Act 2”
Di fronte alla gravità della situazione, l’Unione Europea ha avviato contatti diretti con i governi di Pechino e dell’Aia. Il commissario europeo Maroš Šefčovič ha incontrato rappresentanti cinesi e olandesi per avviare un dialogo diplomatico.
Parallelamente, cresce la pressione politica per accelerare l’approvazione del “Chips Act 2”, un pacchetto di misure volto a garantire la sovranità tecnologica europea e ridurre la dipendenza dai fornitori esterni.
Il ministro italiano delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha ribadito l’urgenza di agire:
“Serve una risposta immediata per tutelare la filiera produttiva europea. L’autonomia sui semiconduttori è una priorità strategica per il nostro sistema industriale”.
Prezzi delle auto in aumento: l’allarme del Codacons
La crisi dei chip non minaccia solo la produzione, ma anche i consumatori.
Secondo il Codacons, un blocco delle forniture potrebbe far impennare i prezzi delle automobili, sia nuove che usate.
Il precedente del 2020 è emblematico: durante la pandemia, la carenza di componenti fece salire il prezzo medio di un’auto in Italia da 21.000 euro nel 2019 a oltre 29.000 nel 2024, con un incremento del quasi 40%.
ACEA avverte che, pur esistendo fornitori alternativi, serviranno molti mesi per ripristinare la capacità produttiva. Un lasso di tempo che l’industria europea, già provata dalle sfide energetiche e dalla transizione verso l’elettrico, potrebbe non permettersi.
Conclusioni
La crisi dei chip tra Europa e Cina rappresenta molto più di uno scontro commerciale: è una battaglia per il controllo della tecnologia e per la sovranità industriale del futuro.
Mentre la diplomazia lavora a una soluzione, le fabbriche europee si preparano a fronteggiare un nuovo possibile stop — e il settore automotive, ancora una volta, si trova al centro di una tempesta perfetta.


