Nel giugno 2025, l’Europa occidentale ha vissuto un mese senza precedenti dal punto di vista climatico. Temperature percepite fino a 48 °C a nord di Lisbona hanno messo a dura prova la popolazione, generando una condizione diffusa di stress da calore. Secondo i dati forniti dal programma europeo di osservazione satellitare Copernicus, il mese si è distinto per due intense ondate di calore: una nella seconda metà di giugno e l’altra tra la fine del mese e i primi giorni di luglio.
Il risultato? Il giugno più caldo mai registrato in questa parte del continente, superando i primati stabiliti nei periodi più caldi degli anni passati, come il 2003, 2018 e 2022.
Caldo estremo e notti tropicali
Durante la prima ondata, tra il 17 e il 22 giugno, vaste aree dell’Europa occidentale e meridionale sono state investite da temperature elevate, mentre la seconda ondata, ancora più intensa, ha portato valori superiori ai 40 °C in numerosi Paesi. In Spagna e Portogallo si sono registrati picchi fino a 46 °C, mentre la temperatura media giornaliera nell’Europa occidentale ha raggiunto il valore record di 24,9 °C il 30 giugno, confermato anche il giorno successivo, 1° luglio.
Anche le notti tropicali hanno avuto un ruolo importante: in Spagna se ne sono contate 24 in un solo mese, ben 18 in più rispetto alla media. In alcune zone costiere del Mediterraneo, dove solitamente a giugno non si verificano, sono state rilevate tra le 10 e le 15 notti con temperature minime intorno ai 20 °C, rendendo difficile il recupero notturno dal calore accumulato durante il giorno.
Cupole di calore e rischi ambientali
Le due ondate sono state alimentate da persistenti sistemi di alta pressione – le cosiddette cupole di calore – che hanno intrappolato l’aria calda, riducendo la ventilazione e favorendo un clima secco, stabile e soleggiato per diversi giorni consecutivi. Questa condizione ha incrementato anche la concentrazione di ozono a livello del suolo e accresciuto il rischio incendi, soprattutto nelle aree boschive più vulnerabili.
Impatti sulla salute: quando il caldo diventa un pericolo
Lo stress termico è diventato una minaccia concreta per milioni di persone. Le temperature percepite sopra i 38 °C – soglia oltre la quale si parla di “stress da calore” – sono state superate in diverse aree d’Europa, con conseguenze sanitarie significative, soprattutto per le fasce più fragili della popolazione. Nel nord del Portogallo, la temperatura percepita ha raggiunto 48 °C, ben 7 °C sopra la media stagionale.
Il Mediterraneo non si raffredda: temperature da record anche in mare
Non solo sulla terraferma: anche il Mediterraneo occidentale ha vissuto un giugno bollente. Le temperature superficiali del mare hanno superato i 28 °C, con picchi di 5 °C oltre la norma nel Golfo del Leone e nel Mar Ligure. Il 30 giugno, la temperatura media delle acque ha toccato i 27,0 °C, segnando un’anomalia giornaliera di +3,7 °C rispetto alla media — la più alta mai registrata in qualunque mese.
Questi valori anomali hanno compromesso il naturale raffreddamento notturno delle coste, aggravato l’umidità e intensificato lo stress termico lungo le zone costiere. Le ondate di calore marine, inoltre, stanno alterando l’equilibrio degli ecosistemi marini, con effetti negativi su attività come pesca e acquacoltura, a causa della riduzione dell’ossigeno disciolto nelle acque.
Una tendenza che preoccupa
I dati di giugno 2025 confermano un trend sempre più evidente: il riscaldamento globale non è un fenomeno futuro, ma una realtà che sta già modificando profondamente il clima europeo. Le ondate di calore diventano più frequenti, più durature e più intense. E con esse crescono i rischi per la salute pubblica, gli ecosistemi e le attività economiche.


