L’Unione Europea si presenterà alla COP30 di novembre in Brasile senza un nuovo obiettivo climatico condiviso. Le divisioni tra gli Stati membri hanno infatti bloccato l’approvazione delle nuove linee guida per il taglio delle emissioni al 2040, impedendo a Bruxelles di rispettare la scadenza fissata dalle Nazioni Unite per settembre 2024.
Questa incertezza rischia di compromettere il ruolo internazionale dell’UE come leader della lotta al cambiamento climatico, in un contesto globale già segnato dal rallentamento degli impegni statunitensi e dalle difficoltà di diverse economie emergenti.
Perché l’UE ha rinviato la decisione
Durante il Consiglio Ambiente a Bruxelles, i ministri europei non hanno trovato un accordo sulla riduzione delle emissioni al 2040. La proposta della Commissione UE prevedeva un taglio del 90% delle emissioni nette di gas serra, ma Paesi come Italia, Repubblica Ceca e Polonia hanno espresso forti perplessità, giudicando l’obiettivo irrealistico con le attuali tecnologie e troppo oneroso per cittadini e imprese.
Il confronto si è quindi spostato al Consiglio europeo di ottobre, dove i capi di Stato e di Governo saranno chiamati a decidere il livello di ambizione climatica.
La dichiarazione d’intenti: obiettivi al 2035
In attesa di un’intesa politica, l’UE ha elaborato una dichiarazione d’intenti che propone due possibili traiettorie:
- riduzione del 66,3% delle emissioni entro il 2035, lungo una curva lineare 2030-2050;
- riduzione del 72,5% entro il 2035, in linea con la proposta di taglio del 90% al 2040 avanzata dalla Commissione e sostenuta dal Comitato scientifico europeo sui cambiamenti climatici (ESABCC).
Questa dichiarazione non equivale formalmente a un NDC (Nationally Determined Contribution), ma rappresenta comunque un segnale di continuità agli occhi della comunità internazionale.
Le posizioni dei governi
Il ministro italiano Gilberto Pichetto Fratin ha sottolineato la necessità di fissare obiettivi realistici, evitando costi insostenibili per imprese e famiglie. Secondo il governo italiano, la transizione deve includere tutte le tecnologie disponibili: rinnovabili, nucleare, sistemi di accumulo, CCS e biocarburanti sostenibili.
Altri Stati, come la Repubblica Ceca, hanno respinto esplicitamente la proposta del 90%, dichiarando di non vedere una “strada tecnologica” per raggiungerlo.
Rischi e opportunità per la COP30
Il rinvio della decisione europea pesa in vista della COP30, dove l’UE dovrà confrontarsi con Paesi come la Cina, già pronti a presentare i propri piani aggiornati. Secondo molti osservatori, il rischio è che l’Europa perda il suo ruolo di guida nella diplomazia climatica internazionale.
Tuttavia, alcuni analisti – tra cui il think tank italiano ECCO – vedono nella scelta di rimandare una possibilità: quella di costruire obiettivi climatici più solidi e sostenuti da una strategia industriale chiara. Per ECCO, infatti, solo un quadro ambizioso ma realistico potrà garantire autonomia strategica, competitività industriale e investimenti stabili per la decarbonizzazione.
Conclusione
La partita sugli obiettivi climatici europei al 2040 resta aperta. Il vero banco di prova sarà il Consiglio di ottobre, che dovrà conciliare le differenti visioni degli Stati membri.
Se l’UE riuscirà a trovare una posizione comune in tempo per la COP30, potrà riaffermare il suo ruolo di leader globale nella lotta al cambiamento climatico. In caso contrario, rischia di presentarsi divisa e meno credibile in uno dei momenti più cruciali per la transizione energetica mondiale.