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Fino a qualche mese fa la conversazione sul nucleare come soluzione al riscaldamento globale era praticamente inesistente. In Italia, i cittadini hanno detto no al nucleare per ben volte, nel 1987 e di nuovo nel 2011. Nel contesto della lotta al cambiamento climatico, però, il dibattito sul nucleare si è riacceso. Perché?

Quello che molti non sanno è che l’energia nucleare può essere considerata una fonte di energia ecologica, se per ecologica s’intende l’avere un basso impatto sul riscaldamento globale. Può il nucleare essere davvero la soluzione? Quali sono le riserve? Vale la pena correre il rischio?

La storia del nucleare: perchè è diventato quasi un tabu?

La produzione di energia nucleare si basa sul principio della “fissione nucleare” il cui funzionamento fu scoperto in Italia negli anni ‘30 del 1900, quelli immediatamente precedenti alla seconda guerra mondiale. Semplificando al massimo, in una fissione nucleare, l’impatto di un neutrone con un atomo di uranio causa la divisione del nucleo e il conseguente rilascio di enormi quantità di ergia. Purtroppo, le prime applicazioni di questa tecnologia non furono civili ma militari e portarono allo sviluppo della bomba atomica. Solo dopo la fine della seconda guerra mondiale l’energia nucleare venne introdotta ad applicazioni civili: nel 1955, la prima centrale elettrica con reattore nucleare fu messa in funzione negli stati Uniti.

I rischi del nucleare

Per quanto riguarda l’energia nucleare, i rischi sono molto più conosciuti di benefici. Sappiamo, infatti, che i reattori nucleari contengono grandi quantita di prodotti radioattivi che, se dispersi, rappresentavo un rischio di contaminazione per l’ambiente e per l’essere umano che può condurre a sviluppo di malattie gravissime e morte.

Gli incidenti di Chernobyl (nel quale esplose uno dei reattori nucleari presenti nella centrale) e Fukushima (causato da un terremoto-maremoto che mise fuori uso i sistemi di raffredamento provocando successive esplosioni) sono ancora vivi nella memoria di tutti. Ma allora perché, nonostante i rischi altissimi, si propone proprio il nucleare come fonte di energia ecologica per combattere il riscaldamento globale?

Il nucleare contro il riscaldamento globale

Il fatto che i reattori nucleari siano considerati pericolosi (rischio esplosione) e che la fissione nucleare produca degli scarti radioattivi fa distogliere l’attenzione da un fatto, quello che, se parliamo di cambiamento climatico, è il più importante: le centrali nucleari hanno (quasi) zero emissioni. Una centrale nucleare che produce energia elettrica non immette nell’ambiente nè anidride carbonica né metano, i due gas maggiormente responsabili del riscaldamento globale.

Gli scarti radioattivi sopra menzionati non hanno nessun impatto sulla temperatura globale. Ce lo avrebbero a livello ambientale e sulla salute di animali e essere umani, ma essi NON VENGONO DISPERSI nell’ambiente ma stoccati secondo procedure che nel corso dei decenni si sono fotte sempre più sicure e che, di fatto, li rendono inerti.

Da quando sono in funzione, le centrali nucleari hanno evitato l’immissione in atmosfera di 60 miliardi di tonnellate di CO2.

Nelle proiezioni del Comitato sul Cambiamento Climatico e dell’IEA (International Energy Agecy), il nucleare viene sempre incluso come risorsa per raggiungere gli obiettivi di emissioni zero fissati per il 2050. In altre parole, senza il ricorso al nucleare, sembra che sia impossibile abbattere le emissioni di gas serra entro il 2050.

L’energia nucleare ha già un ruolo importante nella lotta al cambiamento climatico: non è un caso che i paesi europei che emettono di meno (Francia, Svezia, Finlandia e Norvegia) sono quelli che fanno maggiormente ricorso al nucleare. Per raggiungere gli obiettivi del 2050 però il ricorso al nucleare va potenziato.

Come si potenzia il ricorso al nucleare?

Per potenziare il ricorso al nucleare abbiamo due strategie a disposizione: da una parte, la costruzione di nuove centrali nucleari, dall’altra il potenziamento di quelle esistenti.

Potenziare le centrali nucleari esistenti: come si fa?

Potenziare le centrali nucleari esistenti non significa farle lavorare di più ma farle lavorare più a lungo. I reattori nucleari, infatti, non possono continuare a lovorare in eterno; anzi, quelli di prima generazione hanno una vita media di 40 anni. Al termine di questo periodo, la centrale va smantellata, il terreno bonificato e le scorie adeguatamente stoccate. La vita operativa delle centrali nucleari può essere estesa con una manutenzione più efficace e mediante la sostituzione periodica di componenti. Così facendo, le centrali di ultima generazione possono restare operative fino a 80 anni.

Estendere la vita operativa delle centrali nucleari assume una importanza ancora maggiore se si tiene conto del fatto che per mettere in atto la seconda strategia, ovvero mettersi a costruire nuovi centrali, potremmo essere già in ritardo.

Costruire nuove centrali nucleari: siamo in tempo?

I tempi di costruzione delle centrali nucleari sono molto lunghi. Oltre alla complessità del progetto, c’è da tenere conto anche delle, doverose norme di sicurezza da rispettare e controlli da effettuare, visti i rischi. La costruzione di centrali nucleari nuove quindi richiede da 6 anni (per le centrali più piccole) a 10 anni (per le centrali di idmensioni maggiori). Ha senso, quindi, mettersi a costruire nuovi reattori quando, come sappiamo, i tempi stringono?

I principali obiettivi che la comunità internazionale si è posta per quanto riguarda il clima sono due:

  • il primo è fissato per il 2030 e prevede di ridurre le emissioni di gas a effetto serra di almeno il 40% rispetto al 1990 e raggiungere un consumo di energie rinnovabili del 27% rispetto al totale. È evidente che puntare se nuove centrali nucleari per raggiungere questo obiettivo è del tutto inutile: nel 2030 le centrali iniziate a costruire oggi non sarebbero ancora in funzione.
  • il secondo obiettivo è fissato per il 2050 e prevede di abbattere del tutto le emissioni di gas a effetto serra e di raggiungere il cosiddetto net Zero. In vista di questo obiettivo, puntare sulla costruzione di nuove centrali nucleari è una strategia efficace.

Il nucleare contro il riscaldamento globale: le riserve

Il nucleare è efficace contro il riscaldamento globale: ma allora perché la comunità internazionale non aderisce universalmente al progetto?

La motivazione è che l’energia nucleare non è priva di controindicazioni:

  • i costi di costruzione sono molto elevati;
  • il nucleare i un tipo di mergia ecologica (Zero emissioni) ma non rinnovabile: la materia prima utilizzata è l’uranio e l’uranio non è rinnovabile;
  • estrarre e trasportare l’uranio comporta emissioni di gas a effetto serra;
  • i rischi legati all’utilizzo del nucleare sono diventati molto bassi grazie all’impiego delle tecnologie modene, ma non sono comunque nulli.

Perquesto motivo il dibattito è ancora acceso.

Conclusioni: Il nucleare è la soluzione al cambiamento climatico?

L’energia nucleare è una strategia efficace per combattere il cambiamento climatico. Sul fatto che sia una fonte di energia ecologica a (quasi) zero emissioni non ci sono dubbi. I dubbi che nascono sono tutti legati ai rischi legati alla produzione di energia tramite reattori nucleari. Le tecnologie contemporanee sono in grado di ridurre i rischi ma non li eliminano del tutto. Anche i rischi lagati al riscaldamento globale, però, sono reali e, a differenza di quelli relativi al nucleare, sono certi, non eventuali. Ecco perchè il nucleare si delinea sempre di più come una strategia da percorrere per raggiungere gli obiettivi di net zero posti per il 2050.

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