STOP FOTOVOLTAICO A TERRA: LE ANTICIPAZIONI DEL DDL AGRICOLTURA
Sono state pubblicate nelle ultime ore le anticipazioni del DDL Agricoltura ed è scoppiata immediatamente una vera e propria bomba nel mondo di chi opera nel settore energetico. Noi compresi.
In poche righe, infatti, sono stati accantonati mesi (se non anni!) di discussioni e confronti politici e scientifici in merito alla necessità, urgente e reale, di diventare non solo autonomi dal punto di vista della produzione energetica, ma anche e soprattutto produttori di un’energia “sana” che miri non solo a far risparmiare soldi agli italiani con un calo reale e concreto dei costi energetici in bolletta, ma che abbia soprattutto a cuore la salute e il futuro dell’ambiente in cui abitiamo.
Tutto è stato cancellato con un colpo di spugna, in nome di una presunta difesa dell’agricoltura e del lavoro stesso degli agricoltori. Ma l’unica domanda lecita che ci viene da fare è questa: “Siamo davvero sicuri che chi decide le sorti del nostro lavoro (e ovviamente del nostro futuro) abbia le competenze all’altezza delle reali necessità che tali decisioni impongono?” A questo punto abbiamo dubbi.
Dovremmo diffondere informazioni reali, prima di generare potenziali odiatori seriali e votanti in una direzione piuttosto che in un’altra. Dovremmo pertanto dire innanzitutto che entro il 2030 abbiamo preso l’impegno di realizzare – per la transizione energetica – impegni che equivalgono all’installazione di circa 70 GW di rinnovabili; questa cifra tradotta, vuol dire che solo l’1% di terreni rinnovabili sarebbe destinato all’installazione di impianti fotovoltaici.
Bloccare la realizzazione di impianti solari a terra, significa perdere 60 miliardi di euro, così suddivisi:
- 45 miliardi circa andrebbero persi con i mancati investimenti privati;
- 1 miliardo di euro andrebbe perso dai fondi del PNRR;
- 2 miliardi di euro andrebbero perso per il mancato incasso della tassazione IMU sugli impianti;
- 11 miliardi persi dai Comuni per mancato incasso di tasse.
Mentre noi operatori nel settore attendiamo ancora da mesi le linee guida per la realizzazione degli impianti agrivoltaici (linee guida più volte annunciate, ma mai arrivate almeno fino ad oggi!), le nuove anticipazioni del governo non fanno altro che alimentare il caos e l’incertezza che regnano sovrani nel settore green ma che inevitabilmente investono anche altri campi, in primis il mondo finanziario che guarda già con grande attenzione ciò che accade tra gli operanti nel nostro settore.
Il governo si espone con dichiarazioni incerte che non fanno altro che alimentare dubbi ed incertezza soprattutto a carico di alcune Regioni, già fortemente indietro rispetto allo sviluppo del fotovoltaico.
Al centro della nuova discussione governativa c’è il presunto impatto che i pannelli solari avrebbero sul suolo destinato all’agricoltura e sul paesaggio. A questo punto si sono esposti enti ed organi diversi generando una confusione ancora più grande. Nello specifico:
- Il MASE è a favore della diffusione dei progetti fotovoltaici;
- Il MASAF, facendosi portavoce di qualche associazione agricola è intervenuto per evitare che nuovi progetti fotovoltaici siano possibili su terreni agricoli;
- IL MIC, infine, auspica un freno alle autorizzazioni per i progetti fotovoltaici, ponendo l’attenzione sull’importanza della tutela dei paesaggi.
Come si esce da questa confusione? Innanzitutto individuando in modo chiaro e lineare quali sono le aree idonee da destinare ai progetti fotovoltaici. Anche perchè le famose “aree idonee” sono già state stabilite mediante criteri che tendono proprio a tutelare agricoltura e paesaggi.
In secondo luogo, è fondamentale avviare un processo di snellimento e semplificazione delle autorizzazioni. C’è un enorme confusione burocratica in merito ed è necessario – anche in tempi brevi – avere un testo unico che definisca in modo semplice e lineare le procedure autorizzative. Questa semplificazione è più che mai auspicabile insieme – naturalmente – ad una normativa chiara ed esaustiva che renda effettivamente possibile realizzare gli impianti.
Come azienda siamo assolutamente convinti che fermare la realizzazione di impianti fotovoltaici con moduli a terra sia un errore imperdonabile; anche perchè gli impianti a terra oltre ad essere i più economici sono anche i più efficienti in termini di produzione energetica.
Il governo ha concordato in Europa l’obiettivo di realizzare 50 GW entro il 2030 e questo obiettivo può essere raggiunto solo mediante la realizzazione di impianti con moduli a terra; gli unici che permetterebbero concretamente ai consumatori finali di ottenere un risparmio netto sui costi dell’energia.
Come anticipato, per realizzare il 50% di questo obiettivo, è sufficiente solo l’1% dei terreni agricoli; mentre il restante 50% può essere realizzato installando pannelli sui tetti. Infine, non dobbiamo dimenticare che pannelli solari e agricoltura possono convivere serenamente; come già accade in tantissimi paesi europei in cui l’agrivoltaico è il processo di produzione di energia green più sviluppato e diffuso.
Pensare oggi, dopo gli investimenti già sostenuti, di realizzare impianti solo sui tetti è pura utopia, soprattutto perchè questa decisione renderebbe impossibile raggiungere gli obiettivi prefissati per il 2030.
Ci associamo ai tanti operatori di settore che in queste opere – anche mediante lettere aperte inviate al Governo – si stanno adoperando per diffondere informazioni corrette e necessarie, ma soprattutto tecniche.
Auspichiamo quindi che:
- non vengano imposti divieti per la realizzazione di progetti fotovoltaici su suolo agricolo
- vengano definite ed attuate le norme sull’individuazione delle aree idonee
- la presidenza del consiglio intervenga in maniera chiara e decisa per tutelare i lavoratori del settore e per imporre regole chiare per le regioni, rispettose del lavoro e degli interessi di tutti (compresi gli agricoltori)
- siano applicate direttive nazionali che limitino autonomia alle regioni in materia di provvedimenti mirati a frenare in modo ingiustificato lo sviluppo del fotovoltaico.