Bando Parco agrisolare 2023: di cosa si tratta e quali sono le novità in arrivo
Quando parliamo di parco agrisolare intendiamo riferirci ad un’area destinata all’agricoltura che combina produzione alimentare ed ambientale, rappresentando un modello di sostenibilità ambientale generale: in un parco agrisolare infatti gli agricoltori lavorano per produrre frutta e verdura, ma allo stesso tempo adottano pratiche agricole che rispettano l’ambiente e la biodiversità: sono infatti utilizzati metodi agricoli che minimizzano l’impatto ambientale (riducendo l’uso di pesticidi e fertilizzanti chimici) e che promuovono la biodiversità attraverso la presenza di aree boschive, siepi, corsi d’acqua e prati fioriti.
Quanto costa realizzare un parco agrisolare?. 1
Il Decreto Ministeriale 19 Aprile 2023. 2
Cos’è un parco agrisolare
Un parco agrisolare svolge quindi funzioni importanti per l’ecosistema in generale e può essere gestito come un’area protetta oppure come una vera e propria azienda agricola: qualunque forma esso prenda, rappresenta in ogni caso un approccio innovativo alla produzione alimentare.
Le colture ospitabili possono variare in modo considerevole, tenuto conto delle condizioni locali, delle esigenze dei coltivatori e delle esigenze alimentari della comunità afferente ad esso; la prevalenza, ovviamente, riguarda tutte le situazioni in grado di promuovere la biodiversità e la sostenibilità ambientale, quali ad esempio:
- Coltivazioni a basso impatto ambientale: cereali antichi, leguminose, ortaggi, frutta e verdura (richiedono tutti meno acqua e meno fertilizzanti rispetto alle colture intensive);
- Coltivazioni ad alto valore ambientale: erbe aromatiche, fiori e piante officinali (promuovono la biodiversità e forniscono un ottimo habitat per insetti e piccoli animali);
- Coltivazioni adatte all’agroforesteria: alberi da frutto, noci e castagne (favoriscono la biodiversità e la conservazione del suolo);
- Coltivazioni per la produzione di alimenti locali: rispondono alle esigenze della comunità e riducono la necessità di trasporto, promuovendo la cosiddetta filiera corta;
- Coltivazioni per la produzione di cibo biologico: sono finalizzate alla produzione di alimenti biologici che utilizzano tecniche di coltivazione rispettose dell’ambiente e del benessere degli animali.
Quanto costa realizzare un parco agrisolare?
Il costo di realizzazione di un parco agrisolare può variare notevolmente in base alla dimensione dell’area, alla tipologia di colture, alle attrezzature necessarie, alle infrastrutture ed alle eventuali opere di ristrutturazione del terreno.
Si tratta quindi di investimenti iniziali generalmente significativi, in grado però di generare benefici a lungo termine sia sotto il profilo ambientale che è sotto il profilo economico; in particolare un parco agrisolare è in grado di ridurre i costi di produzione agricola in modo importante, facendo leva sulla riduzione dell’uso di fertilizzanti, su una migliore gestione del suolo e sulla promozione delle biodiversità.
Sotto il profilo monetario si può partire da qualche migliaio di euro per un’area di pochi ettari fino ad arrivare ad alcune decine di migliaia di euro per un parco agricolo di dimensioni maggiori; In Italia i parchi solari sono un fenomeno relativamente recente, ma negli ultimi anni si è verificato un crescente interesse da parte dei governi locali e degli operatori del settore agricolo.
In Emilia-Romagna esiste un progetto chiamato “Agricoltura 2020” che mira a rafforzare l’agricoltura sostenibile, sovvenzionando un sistema alimentare locale basato sulla produzione e sul consumo di prodotti a chilometro zero; anche il Lazio ha promosso un programma per la creazione di parchi agricoli connessi ad aree urbane, andando a sovvenzionare la riqualificazione di aree dismesse o degradate in parchi coltivati, aperti alla fruizione della cittadinanza.
Il Decreto Ministeriale 19 Aprile 2023
Nel contesto strategico del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) Ha una sua rilevanza la cosiddetta Missione 2, denominata “Rivoluzione verde e transizione ecologica”: questa misura al suo interno include al punto 2.1 tutto ciò che è riferibile ad “Agricoltura sostenibile ed economia circolare”, al cui interno si innesta lo specifico investimento numero 2.2 denominato “Parco Agrisolare”.
L’obiettivo è chiaro: ridurre l’impatto ambientale della filiera agroalimentare incentivando l’installazione di pannelli fotovoltaici da collocarsi sui tetti appartenenti a costruzioni utilizzabili nell’ambito dell’attività agricola, zootecnica ed agroindustriale.
Le situazioni comprese in questa misura possono riguardare sia le situazioni tipicamente classificabili come autoproduzione, cioè quelle in cui la capacità produttiva è inferiore al consumo medio annuo di energia elettrica dell’azienda agricola, sia le situazioni più virtuose nelle quali è possibile produrre più energia rispetto a quella media necessaria per l’autoproduzione, consentendo l’immissione nel sistema nazionale dell’energia in eccesso.
Interventi ammissibili
Le situazioni legate all’ammissibilità degli interventi di sostegno, possono essere così individuate:
- Installazione di pannelli fotovoltaici con potenza di picco compresa tra 6 kWp 1 MWp;
- Rimozione e smaltimento di amianto o di eternit dai tetti: si tratta di una tipologia di intervento eseguibile solamente da ditte specializzate iscritte negli appositi registri;
- Isolamento termico dei tetti: in questo caso, in relazione alla tipologia di fabbricato coinvolto, andrà individuato il grado di coibentazione realizzabile;
- Sistemi di aerazione conseguenti al rifacimento dei tetti: si tratta di intercapedini in grado di consentire adeguata ventilazione ed evacuazione dell’aria.
Il tetto massimo di spesa ammissibile per ogni progettualità non deve superare l’ammontare complessivo di 750.000 €, con un limite massimo, per soggetto beneficiario di più progettualità, di un milione di euro.
Categorie di beneficiari
Analiticamente, i soggetti beneficiari di questo intervento devono necessariamente appartenere alle seguenti categorie specificamente individuate:
- Imprese agricole (è indifferente se individuali oppure sotto forma di società);
- Imprese agroindustriali: in questo caso va verificato il possesso di uno specifico codice ATECO che sarà precisato successivamente in apposito bando attuativo;
- Cooperative agricole svolgenti attività ex Art. 2135 del Codice civile, sia in forma isolata che in forma di consorzi;
- Aggregazioni dei soggetti individuati nei precedenti punti, sotto forma di ATI (Associazione Temporanee d’Imprese), RTI (Raggruppamenti Temporanei d’Imprese) e di CER (Comunità Energetiche Rinnovabili)
Sugli interventi effettuati a seconda della tipologia di soggetto, nella tipologia di intervento e delle zone geografiche di ubicazione, sono erogabili contributi in conto capitale che variano dal 10% al 80% delle spese ammesse: queste percentuali sono ben individuabili nelle differenti tabelle allegate al Decreto Ministeriale.
Va doverosamente segnalato che l’agevolazione appena descritta può essere cumulata, con riferimento alle medesime tipologie di costi ammissibili, con altre agevolazioni di Stato: la cosa importante è non incorrere nella casistica di doppio finanziamento e non superare i limiti massimi previsti dalla legge.
Se consideriamo la situazione complessiva, da un punto di vista legislativo notiamo che il decreto ministeriale necessita di un bando attuativo, il quale sarà pubblicato dal MASAF (Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste) solamente in seguito alla sua approvazione da parte della Commissione Europea; è stato invece già stabilito che le istanze di ammissione all’agevolazione potranno avvenire solo tramite presentazione telematica effettuabile mediante il portale del GSE, personalmente o per il tramite di professionisti abilitati.