Una società che ha presentato ricorso dopo aver proposto un impianto agrivoltaico che era stato rifiutato ha fatto sì che si facesse luce su alcuni aspetti finora sottovalutati: gli impianti agrivoltaici rappresentano una soluzione a minor impatto ambientale rispetto ai tradizionali impianti fotovoltaici. In questo articolo, esamineremo dettagliatamente il caso specifico e le implicazioni più ampie di questa scoperta, che potrebbero rivoluzionare il settore delle energie rinnovabili.
Cosa sono gli impianti agrivoltaici
Gli impianti agrivoltaici sono fotovoltaici installati presso aree agricole che preservano la continuità delle attività di coltivazione agricola e pastorale sul sito di installazione. La produzione elettrica e l’attività agricole devono, cioè, essere integrate, e l’una non deve escludere l’altra.
I moduli installati sono, infatti, installati a una certa quota da terra (1,2 metri per le coltivazioni e 1,3 metri per gli allevamenti) proprio per garantire che l’attività agricola, pastorale, e di allevamento possa continuare in concomitanza con la produzione di energia elettrica che va ad alimentare l’attività agricola stessa.
Il terreno presso il sito di installazione non deve subire processi di impermeabilizzazione (come succede, invece, nei siti di installazione di impianti fotovoltaici).
Gli impianti che presentano queste caratteristiche sono definiti agrivoltaici e consentono di sfruttare il terreno in modo multifunzionale, producendo energia solare pulita e mantenendo l’uso agricolo del suolo.
Il caso: il Consiglio di Stato si pronuncia a favore di un impianto agrivoltaico
Il caso che abbiamo citato nella nostra introduzione riguarda la richiesta, da parte di una società, di installazione di impianti agrivoltaici (e quindi di fotovoltaici con le caratteristiche sopracitate) nella proprietà dell’azienda. La Provincia aveva bocciato l’iniziativa, negando l’autorizzazione ma la società ha presentato ricorso. Il Tar ha accolto il ricorso ma la Provincia si è nuovamente opposta, presentando appello al Consiglio di Stato.
E’ proprio la sentenza del Consiglio di Stato a sancire definitivamente la differenza tra impianti fotovoltaici e agrivoltaici.
La sentenza del Consiglio di Stato: gli impianti agrivoltaici sono diversi dai fotovoltaici
Con la sentenza 8029/2023, il Consiglio di Stato ha sottolineato alcune caratteristiche del settore agrivoltaico:
- il settore agrivoltaico è caratterizzato da un utilizzo ibrido del terreno che consente che la produzione agricola ed elettrica concomitante ed integrata.
- l’installazione di impianti fotovoltaici su terreni agricoli non preclude lo sfruttamento agricolo dell’area. Mentre negli impianti fotovoltaici il suolo viene reso impermeabile (impedendo così la crescita della vegetazione), con gli impianti agrivoltaici la terra resta permeabile e quindi pienamente utilizzabile per tutte le esigenze dell’attività agricola. E’ questa probabilmente la principale caratteristica che rende gli agrivoltaici diversi dai fotovoltaici, quella erroneamente trascurata dalla Provincia che ha bocciato il progetto della società agricola e che ha poi fatto ricorso presso il Consiglio di Stato.
- mentre l’impianto fotovoltaico produce solo energia elettrica, l’impianto agrivoltaico produce sia energia elettrica che i prodotti dell’agricoltura.
I giudici del Consiglio di Stato si sono espressi anche su un altro tema che è importante sottolineare ma sul quale è necessario fare un approfondimento: quello delle aree idonee,
Le aree idonee all’installazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili sono individuate dal Decreto Legislativo 199/2021 e integrate con i successivi DL 17/2022 e DL 50/2022. In queste norme si stabilisce che le aree idonee sono le seguenti:
- le cave e le miniere cessate;
- i siti oggetto di bonifica
- i siti dove sono già installati degli impianti fotovoltaici
- i siti di proprietà del Gruppo delle Ferrovie dello Stato Italiane
- le aree esterne dal perimetro di beni sottoposti a tutela.
Inoltre, le Regioni possono compilare un elenco di aree non idonee all’installazione degli impianti.
Dopo avere esaminato il caso specifico, il Consiglio di Stato ha stabilito che l’area prevista per l’installazione dell’impianto agrivoltaico rientrava in quelle idonee e non rientrava in quelle non idonee. Per questo, l’appello della Provincia è stato bocciato e la società ha ottenuto l’autorizzazione per l’installazione dell’impianto.
L’impatto ambientale dell’agrivoltaico
Il caso specifico che abbiamo riportato ci offre lo spunto su un’importante riflessione: come gli impianti agrivoltaici abbiano un impatto ambientale di molto inferiore a quello dei fotovoltaici.
Come abbiamo accennato, per gli impianti fotovoltaici si prevede che il terreno sottostante venga reso impermeabile. Questo trattamento impedisce la crescita della vegetazione nel sito di installazione. L’impianto fotovoltaico, pertanto, altera in maniera pesante il territorio sul quale viene installato.
L’impatto ambientale dell’impianto agrivoltaico è molto inferiore perché questa alterazione del territorio non avviene. Il terreno resta permeabile e la crescita e cura dei prodotti agricoli non viene impedita.
Questa differenza di caratteristiche è dovuta anche ad un’altra caratteristica che distingue gli impianti fotovoltaici da quelli agrivoltaci. I fotovoltaici, infatti, possono essere installati a terra; ecco perché impedire che cresca la vegetazione sul sito di installazione è tanto importante e richiede che il terreno venga reso impermeabile.
Gli impianti agrivoltaici, invece, vengono installati ad una certa quota e mai a terra, in ottemperanza delle normative attuali. Grazie a questa caratteristica, la vegetazione che cresce nei pressi del sito di installazione non ostacola la produzione elettrica.
Gli impianti agrivoltaici, in sintesi, non sottraggono terreno né all’agricoltura, né agli allevamenti, né ai pascoli per questo hanno un impatto ambientale inferiore a quello dei fotovoltaici.
Gli enti che vengono chiamati a concedere autorizzazioni per l’installazione degli impianti (come nel caso citato il Settore Ambiente della Provincia) sono tenuti a tenere conto di queste differenze quando sono chiamati ad esprimere i loro nulla osta. Per la trasformazione sostenibile del paese, è necessario che anche i processi burocratici legati all’installazione degli impianti diventino più snelli e le trascuratezze come quella commessa nel caso che abbiamo citato non fanno che rallentare la trasformazione.