Coltivare in città inquina più del doppio rispetto alla campagna
L’orto in balcone e – in generale – l’orto in città va incredibilmente di moda. In prossimità della primavera ogni anno si moltiplicano aspiranti giardinieri e appassionati di pollice verde. Ma quanto ci costa – in termini di consumo un orto coltivato in città?
Secondo uno studio recentissimo pubblicato da Nature Cities i prodotti che coltiviamo in città sono 6 volte più inquinanti di quelli che si coltivano in campagna. La ricerca è stata condotta su un campione di 73 orti urbani collocati in cinque paesi diversi, sia in Europa che negli Stati Uniti.
Sembra, infatti, che l’insalata che coltiviamo in città sia più inquinante di quella che coltiviamo in campagna. Per quale motivo? In città si usa una maggiore quantità di fertilizzanti, strumenti, macchine e acqua che porta ad emissioni di gas serra superiori a 6 volte rispetto a quanto accade in un campo agricolo. Secondo la ricerca, tuttavia, nulla è perduto. E’ possibile inquinare meno anche in città adottando degli accorgimenti importanti che spesso sono suggerimenti preziosi che arrivano proprio dagli agricoltori.
Lo studio è interessante perchè per la prima volta non si parla di coltivazioni urbane ad alto tasso di tecnologia (cosa che avviene sempre quando ci si concentra sugli orti urbani); bensì si pone l’attenzione sulle fattorie urbane che vengono gestite professionalmente: quindi orti sia individuali che collettivi.
Il peso dei materiali e delle infrastrutture
Come abbiamo anticipato, i dati sono stati raccolti attraverso uno studio che ha esaminato 73 orti urbani presenti tra Europa e Stati Uniti. I dati includono le emissioni dei gas serra prodotte sia dalle attrezzature utilizzate per gestire l’orto che dalle attività strettamente agricole.
Per esplicitare tutti i dati gli studiosi hanno parlato delle emissioni in kg di CO2 equivalente per porzione di cibo. Alla fine hanno messo a confronto le emissioni degli orti urbani con quelle generate dalle coltivazioni in campagna. Il risultato ottenuto dai ricercatori è stato sbalorditivo: negli orti urbani le emissioni di carbonio sono di 0,42 kg di cO2per porzione; in campagna invece il carbonio è di 0,007 kg di c02 per porzione. Le ragioni di questo inquinamento sei volte maggiore degli orti urbani rispetto a quelli di campagna risiede nelle infrastrutture necessarie per costruire gli orti urbani. Secondo i ricercatori sono le infrastrutture ad inquinare e, in particolare, il mancato ammortamento dei materiali che sono utilizzati per costruire gli orti urbani. Che cosa significa? Che gli orti urbani durano poco, non sono lavori prodotti nel lungo periodo; per cui i materiali che sono utilizzati per le infrastrutture non vengono assorbiti nel tempo dalla produzione ma vengono smaltiti molto velocemente, producendo più inquinamento. Gli orti urbani agricoli funzionano per poco tempo per cui i gas serra utilizzati per produrli non si sfruttano in modo efficace.
Per dare un senso agli orti urbani ed evitare che inquinino più di quanto producano in termini di effetti benefici sull’ambiente secondo i ricercatori è necessario far durare di più gli orti urbani. Far durare di più i materiali impiegati rappresenta un’azione felice – in tutti i campi – per la salvaguardia dell’ambiente. Lo stesso ragionamento si può applicare un po’ a tutto. Si prenda, ad esempio, un letto di legno; lo stesso letto inquina venti volte di più se utilizzato e buttato dopo cinque anni rispetto al medesimo letto utilizzato per venti anni. Ecco perchè nella realizzazione degli orti urbani sarebbe preferibile usare materiali di scarto dell’edilizia, materiali riciclati, acqua piovana per l’irrigazione.