Sole e Vento hanno prodotto più energia del gas nel 2023
Il 2022 ha segnato il raggiungimento di un obiettivo importante in tema di sostenibilità: per la prima volta, gli impianti solari ed eolici hanno prodotto più energia di quelli a combustibile fossile in Europa.
I dati del 2023 confermano il trend positivo: nel secondo trimestre del 2023 – dal 1^ aprile al 30 giugno – la generazione elettrica di eolico e fotovoltaico, registrando un + 9%, ha superato quella da gas, carbon fossile e lignite, che invece è diminuita, registrando un -26%.
Questo segnale positivo è ancora più importante in quanto viene registrato nel pieno della crisi energetica, periodo nel quale – a causa dell’aumento dei costi dell’energia – si è temuto un “ritorno al carbone” che, invece, non vi è verificato.
A fronte della positività del dato, c’è però da tener conto di alcuni aspetti che ci fanno capire che la strada per la transizione energetica è ancora molto lunga:
- l’analisi sulla produzione di energia non tiene conto degli altri usi che si fanno dei combustibili fossili;
- per alcuni paesi, Italia compresa, i combustibili fossili sono ancora la fonte di energia primaria;
- non è tutto merito del solare e dell’eolico: anche il nucleare contribuisce alla transizione energetica.
I fattori alla base del fenomeno
Il rapporto European Electricity Review pubblicato da Ember fornisce informazioni non solo sulla quantità di energia elettrica prodotte da ciascuna fonte, ma anche sui fattori che influenzano il consumo energetico e de determinano il ricorso all’una o all’altra fonte di energia.
La crisi energetica
L’evento più sconvolgente per il mercato energetico europeo nell’ultimo biennio è stato senz’altro la crisi energetica, a sua volta determinata dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia che ha avuto pesanti ripercussioni sulla forniture di energia verso Europa.
Potendo contare di meno sull’approvvigionamento energetico in arrivo dalla Russia, i paesi Europei hanno, in parole povere, dovuto produrre più energia; per questo si temeva che la produzione di energia elettrica da carbone aumentasse a dismisura ponendo un freno alla transizione energetica.
Quello che si è verificato, invece, è stato sì un aumento della produzione da carbone, ma minimo (del 7% ); inoltre, la crescita di eolico e solare è stata tale da compensare il deficit.
Il ruolo del nucleare
Eolico e solare da una parte e carbone dall’altra non sono le uniche fonti di energia disponibili in Europa: c’è anche il nucleare che sta giocando un ruolo importante nella transizione energetica.
Se l’Europa ha prodotto meno energia dal carbone è stato perché ne ha prodotta di più non solo da fonti rinnovabili, come vento e sole, ma anche nelle centrali nucleari.
Il ruolo del nucleare è centrale: basti pensare che le nazioni Europee che emettono le minori quantità di gas a effetto serra (Francia, Svezia, Finlandia e Norvegia) sono quelle che fanno maggiore ricorso alle centrali nucleari.
Clima mite e aumento di costi
Se si è prodotta meno energia dal carbone è anche perché si è prodotta meno mergia in generale. Il 2022 e il 2023 sono stati anni caldi: le temperature più miti hanno fatto sì che si registrasse un calo della domanda di energia, a cui ha sicuramente contribuito anche l’aumento dei costi.
L’aumento dei costi in bolletta, inoltre, ha spinto aziende e famiglie a ricorrere a impianti rinnovabili (principalmente solari) domestici: è stato questo un ulteriore meccanismo con cui la crisi energetica ha dato una spinta alla transizione energetica invece che frenarla.
E l’Italia?
I dati riportati da Ember riguardano l’Europa e delineano l’andamento medio del continente; andando a vedere stato per stato, però, si scopre che non tutti i trend sono positivi. L’Italia fa parte di quei paesi che non hanno contribuito alla positività del dato.
In Italia, di tutta l’ energia prodotta, più della metà (il 63%) deriva da fonti fossili e il restante 37% da fonti rinnovabili. La maggior parti dell’energia in questo paese è prodotta in centrali a gas (50% ). Irlanda, Grecia, e Malta mostrano una situazione simile. A compensare la situazione di Italia, Irlanda, Grecia e Malta sono alcuni paesi in cui la transizione ecologica procede in maniera molto più efficace: in Danimarca, il 60% dell’energia è prodotta da impianti solari ed eolici, in Lituania e Lussemburgo il48% e il 47%, in Portogallo il 34%.
A penalizzare l’Italia c’è poi la completa assenza di centrali nucleari (che, come abbiamo visto, contribuiscono alla transizione energetica in quanto producono grandi quantità di energia senza mettere gas sera) e la conformazione idrografica che influisce sulla possibilità di ricorrere all’idroelettrico.
I combustibili fossili non si usano solo nelle centrali elettriche
Nella lotta al cambiamento climatico, le modalità con cui produciamo energia elettrica non è il solo aspetto di cui dobbiamo preoccuparci. Responsabili del riscaldamento globale sono i cosiddetti gas a effetto serra, primi su tutti anidride carbonica e metano, e la centrali elettriche non sono le sole ad immetere questi gas nell’atmosfera come prodotto di scarto: industrie, mezzi di trasporto, e procedure di disboscamento danno un contributo altrettanto importante.
Se da una parte, quindi, è importante trovare metodi alternativi per generare energia, dobbiamo anche e contemporaneamente trovarne di nuovi per alimentare le industrie e gli spostamenti.
La transizione ecologica, infine, passa anche attraverso le modalità che abbiamo a disposizione per rimuovere anidride carbonica dall’atmosfera. Uno stop al disboscamento e uno sforzo verso il rimboschimento di aree sempre più vaste sono anch’esse strategie efficaci per frenare il riscaldamento globale.
Conclusioni
Il dato riportato da Ember è molto importante: la transizione ecologica verso fonti di energia rinnovabili procede in Europa, anche se in alcuni paesi meglio che in altri. L’entusiasmo iniziale di fronte a questo dato deve essere, tuttavia, frenato da alcune osservazioni: l’Italia è ancora indietro rispetto al resto d’Europa nel passaggio a fonti di energia rinnovabili; inoltre, le centrali elettriche a combustibili fossili non sono le sole responsabili dell’immissioni di gas a effetto serra nell’atmosfera. Il dato positivo, quindi, è solo parziale: c’è bisogno di uno sforzo simile per quanto riguarda, principalmente, i trasporti e il rimboschimento di vaste aree.